Lucca
A casa mia, in Egitto, dopo cena, recitato il rosario, mia madre ci parlava di questi posti.
La mia infanzia ne fu tutta meravigliata.
La città ha un traffico timorato e fanatico
In queste mura non ci si sta che di passaggio
Qui la meta è partire
Mi sono seduto al fresco sulla porta dell’osteria con della gente che mi parla di California come d’un suo podere
Mi scopro con terrore nei connotati di queste persone
Ora lo sento scorrere caldo nelle mie vene, il sangue dei miei morti
Ho preso anch’io una zappa
Nelle cosce fumanti della terra mi scopro a ridere
Addio desideri, nostalgie.
So di passato e d’avvenire quanto un uomo può saperne.
Conosco ormai il mio destino, e la mia origine.
Non mi rimane più nulla da profanare, nulla da sognare.
Ho goduto di tutto, e sofferto.
Non mi rimane che rassegnarmi a morire.
Alleverò dunque tranquillamente una prole.
Quando un appetito maligno mi spingeva negli amori mortali, lodavo la vita.
Ora che considero, anch’io, l’amore come una garanzia della specie, ho in vista la morte.
Giuseppe Ungaretti
Il brano racconta la città toscana dove nacquero i genitori del poeta, la poesia è pubblicata all’interno dell’opera L’allegria del 1931
L’ha ribloggato su My little poetry di Crescenza Caradonnae ha commentato:
‘8 Febbraio del 1888 nasceva Giuseppe Ungaretti”
BUONA DOMENICA
Cresy
"Mi piace""Mi piace"